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Caffeina/Interazioni farmacologiche

Caffeina/Interazioni farmacologiche

Interessante articolo che spiega come la caffeina non deve essere introdotta da persone che fanno uso di:

  • Psicofarmaci
  • Antibiotici: chinoloni / rifampicina / eritromicina
  • Antiaritmici: mexiletina
  • Echinacea: stimolante difese immunitarie

La caffeina è un alcaloide naturale presente nelle piante di caffè, cacao, tè, cola, guaranà e maté, e nelle bevande da esse ottenute. Gli effetti della caffeina si manifestano con azione stimolante sul Sistema Nervoso Centrale, sull’apparato cardiovascolare, sul rilascio delle catecolamine, sulla sintesi acida a livello gastrico e sul metabolismo in generale. La caffeina può inibire il metabolismo della clozapina e ridurre la clearance del farmaco di oltre il 14% attraverso l’inibizione dell’isoforma CYP1A2 del citocromo P450. Nei pazienti in trattamento con clozapina in particolare quelli con psicosi refrattaria al trattamento, l’uso di prodotti a base di caffeina dovrebbe essere ridotto il più possibile. Alcuni chinoloni possono inibire con un meccanismo dose-dipendente la clearance epatica della caffeina. Enoxacina ed in minor misura ciprofloxacina, grepafloxacina, levofloxacina e norfloxacina riducono la clearance della caffeina mentre ofloxacina e lomefloxacina non sembrano esercitare tale effetto. L’effetto tossico della caffeina si può manifestare con nausea, vomito, nervosismo, ansia, tachicardia e convulsioni.

Gli anziani, gli individui con ridotta funzionalità epatica e coloro che consumano grosse quantità di prodotti contenenti caffeina dovrebbero essere particolarmente attenti a tale interazione durante il trattamento con chinoloni. La caffeina riduce i livelli plasmatici di litio. In uno studio condotto su 11 pazienti stabilizzati con litio e forti bevitori di caffè, è stato osservato che i livelli plasmatici di litio aumentavano quando l’assunzione di caffè veniva ridotta e si abbassavano al momento in cui veniva ripreso l’uso di caffè. È stato inoltre osservato un aumento dell’incidenza di ADR indotte dal farmaco al momento in cui veniva ripreso il consumo di caffè.

La caffeina interagisce con gli inibitori delle MAO (inclusi farmaci quali furazolidone, isoniazide, linezolid, procarbazina che possono inibire l’attività di tali enzimi). Per effetto di tale interazione possono verificarsi casi di aritmie cardiache o di grave ipertensione dovute all’aumento degli effetti simpaticomimetici indotti degli inibitori delle MAO. Il succo di pompelmo è in grado di inibire il metabolismo indotto dagli enzimi del citocromo P450. L’uso elevato di tale integratore può aumentare gli effetti clinici e la durata dell’azione della caffeina .

I pazienti in terapia con benzodiazepine o zolpidem per il trattamento dell’insonnia non dovrebbero assumere prodotti caffeinici prima di andare a dormire in quanto questi potrebbero antagonizzarne gli effetti sedativi. Un consumo di caffeina superiore ai 400 mg/die è stato associato allo sviluppo di incontinenza urinaria. Poiché la caffeina può contrastare l’efficacia clinica dei farmaci utilizzati per il trattamento di tale patologia (per es. darifenacina, ossibutinina, trospio o tolterodina), i pazienti affetti da incontinenza urinaria dovrebbero evitare l’ingestione di prodotti contenenti la metilxantina inclusi integratori erboristici (maté, guaranà, ecc.), bibite (tè, caffè, cola) o cibi (cioccolata).

La contemporanea somministrazione di caffeina con teofillina, aminofillina o con altre xantine correlate può causare un’eccessiva stimolazione centrale che si manifesta con nervosismo, irritabilità, tremori o insonnia cui può associarsi un aumento degli effetti collaterali indotti dalla caffeina come nausea, aritmie o convulsioni. Il metabolismo delle xantine può essere incrementato dalla contemporanea somministrazione di barbiturici. Altri farmaci che possono indurre il metabolismo della caffeina includono carbamazepina, fenitoina e fosfenitoina (che viene metabolizzata a fenitoina), rifampicina ed erba di S. Giovanni.

I pazienti in trattamento con tali farmaci dovrebbero ridurre al minimo l’assunzione di bevande caffeiniche al fine di evitare la comparsa di eventi avversi quali nausea, vomito, palpitazioni o tremori. Le metilxantine bloccano in maniera competitiva gli effetti dell’adenosina e possono causare falsi positivi alla scintigrafia con dipiridamolo o tallio 201. Per tale ragione si raccomanda ai pazienti che devono effettuare tale indagine di evitare l’assunzione di prodotti contenenti caffeina, teofillina o teobromina nelle 24 ore precedenti all’esecuzione del test.

La mexiletina è un inibitore del CYP1A2 e può ridurre il metabolismo della caffeina aumentandone i livelli plasmatici di oltre il 23%. È stato inoltre osservato che il farmaco può ridurre di circa il 50% l’escrezione della caffeina. I pazienti affetti da aritmie cardiache ed in trattamento con mexiletina dovrebbero pertanto diminuire l’assunzione di caffè e di bevande contenenti caffeina. Il fumo di sigarette contiene idrocarburi che inducono gli enzimi microsomiali appartenenti al citocromo P450 (CYP1A1, CYP1A2 e CYP2E1). L’incremento della clearance della caffeina indotto dal fumo può contribuire all’aumento nel consumo di caffè. Come conseguenza di tale interazione possono manifestarsi effetti collaterali associati alla caffeina quali nausea, nervosismo, irritabilità, tremori o insonnia. Dati in vivo indicano che l’echinacea può inibire il metabolismo della caffeina di circa il 27%. Nei pazienti trattati con echinacea si raccomanda di ridurre l’assunzione di caffè. I livelli serici di caffeina possono essere aumentati dalla contemporanea assunzione di contraccettivi orali che sono in grado di inibire l’ossidazione enzimatica delle metilxantine a livello epatico. 

Infine, in un recentissimo studio è stato osservato che in pazienti trattati con alte dosi di paracetamolo, l’assunzione di elevati quantitativi di caffeina può favorire la formazione di un metabolita epatotossico. Sulla base di tali dati, gli autori dello studio suggeriscono di evitare in tali pazienti un’eccessiva assunzione di caffeina.

(a cura di Alessandro Oteri, Dipartimento Clinico e Sperimentale di Medicina e Farmacologia, Università degli Studi di Messina).

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Sitografia: 

http://www.agenziafarmaco.gov.it

anzianiincasa*  08 febbraio 2017

 

 

 

 

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