Marzo 2017
Ho 95 anni. Voi direte “beata te che ci sei arrivata” in effetti … non avete tutti i torti. Ma è anche importante “come” ci si arriva, a questa età. Fino a tre anni fa andava tutto abbastanza bene. Con alti e bassi e la memoria che ogni tanto giocava qualche brutto scherzo. Mi dicevo “E’ l’età, capita a tutti prima o poi” ma vi assicuro che è una ben magra consolazione. Ho quattro figli, tre femmine e un maschio ma questo è quello che, molto spesso, mi ricorda mia figlia minore. Credo sia la mia più piccola perché me lo ripete sempre, di esserlo. Quando non mi immergo nei miei più lontani ricordi e sono qui con lei la riconosco anche ma, nonostante ogni sforzo, non ricordo mai il suo nome. Dei tre figli maggiori sì, mi ricordo di loro più spesso. Ricordo i loro nomi, di quando erano piccoli e di come erano belli con i boccoli biondi, ma questa, quella che dice di essere la mia bambina più piccola, è inutile: non la ricordo. Allora ho deciso di chiamarla mamma, così non sbaglio.
In cuor mio, quando la nebbia non mi ottenebra la mente so che mia madre, la mia vera madre, non c’è più. È difficile da accettare ma, adesso che mi devono lavare, imboccare, cambiare e accudire giorno e notte perché sono tornata un po’ bambina, adesso ho trovato una nuova mamma. Ogni tanto mi sgrida perchè la chiamo tantissime volte. Lei mi dice che la chiamo anche trenta, quaranta volte ma per me esagera e allora io le chiedo scusa. Chiedo scusa di tutto e non so nemmeno il perché.
Dormo abbastanza e, a volte, anche tre giorni di fila. Ogni tanto mi accorgo di chiamare mio marito che, purtroppo, mi ha lasciata quasi trent’anni fa. È ancora difficile da accettare e ogni giorno lo è di più. Non ho molta voglia di morire nonostante l’età. Ma quando dormo e sogno, sogno di stare con lui e con i miei primi due bimbi che ho perso quando erano piccini.
Erano tempi duri, la guerra era finita da pochi anni ed era un fatto quasi normale che i figli morissero. A quei tempi non c’erano le cure che ci sono oggi e si andava a lavorare nei campi finché il bambino non decideva di nascere. Allora si tornava a casa, si chiamava la levatrice e nasceva la nuova vita. E si intuiva che solo il buon Dio sapeva se il neonato sarebbe vissuto e per quanto.
Quando mi risveglio dopo tanto dormire e tanti ricordi, non dormo più per almeno un paio di giorni. Non faccio apposta ma sento che sto migliorando perché, fino a qualche mese fa, rimanevo sveglia anche per tre o quattro giorni di fila e, quando non dormo di notte, rimango nervosa e allora inizio a parlare, parlare, parlare. Non che le cose che dico abbiano sempre un senso ma per me sono confortanti. Parlo con mia zia e mia sorella. Con le amiche del paese e con mio padre. Lo chiamo spesso ma non mi risponde mai. Risponde Bruno, quello che dice di essere mio genero e, anche se non si chiama così, a me piace questo nome.
Non posso lamentarmi, ogni tanto guardo negli occhi quella che dice di essere mia figlia più piccola e vedo che è stanca. La capisco. Lavora e poi torna a casa e mi fa tutto ma leggo nei suoi occhi anche la tristezza di chi accompagna verso la fine. Vorrei tanto aiutarla ma le gambe non mi reggono più. Cerco di dare il meno fastidio possibile ma ci sono giorni in cui sono “sveglia come un grillo” come dice lei, ma io non posso proprio farci nulla. Quando vengono a trovarmi i miei figli spesso dormo, ho sonno. Tanto sonno. Mi piace dormire e lo faccio anche se penso che avrò l’eternità per farlo.
Ad un certo punto della mia vita ho avuto bisogno di tutto e di tutti e non mi è piaciuto ma ho dovuto accettarlo. Per un po’ mi sono ribellata. Non volevo finire così. È successo tutto per colpa di una cura sbagliata, una cura che mi ha messo fuori uso. Non mangiavo più, non bevevo più, non mi muovevo più, mi aveva reso catatonica.
Ma ora sono qui, ho un bel letto matrimoniale tutto per me, in genere dormo con sei cuscini, non ho ancora capito perché così tanti ma devo ammettere che sono comoda. Mangio e spero sempre che lei mi dia il gelato. Mangerei gelato sempre ma non è possibile. Lei dice che mi fa male. In effetti quando mangio molti dolci il mio cervello va a mille, mi sale la pressione e non dormo più. Troppi zuccheri dice lei.
Brutto avere 95 anni e non poter mangiare quel che si vuole perché fa male, ma devo accettare questo fatto dato che non sono più padrona della mia vita e non posso più decidere per me. Spero solo che chi ormai decide per me continui a farlo sempre per benino altrimenti … sono veramente alla fine.
“Nonna bis” Classe 1921
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